Il latte materno
L’allattamento al seno rappresenta un pilastro fondamentale per la salute e lo sviluppo ottimale dei neonati. Secondo le raccomandazioni delle principali associazioni pediatriche internazionali e nazionali, come la AAP (American Academy of Pediatrics) e la SIP (Società Italiana di Pediatria), SIGEP (Società Italiana di Gastroenterologia Pediatrica) e SIN (Società Italiana di Neonatologia), l’allattamento esclusivo al seno per almeno sei mesi è fortemente consigliato. Questo significa che il neonato riceve solo latte materno senza alcuna integrazione con altri liquidi (come camomille o tisane) o sostituti del latte.
Il latte materno, da numerosi studi scientifici degli ultimi trent’anni, è stato riconosciuto non solo come un nutrimento completo, ma anche come una fonte di sostanze benefiche uniche, che offrono una protezione immunitaria al bambino, tanto da venir spesso chiamato “sangue bianco”.
Ogni madre produce un latte specificamente adattato alle esigenze del proprio bambino, fornendo non solo i giusti macronutrienti, ma anche una gamma di sostanze immunostimolanti, come le immunoglobuline, il lisozima e la lattoferrina, che difendono il neonato dalle infezioni.
È importante sottolineare che, se per qualche motivo l’allattamento al seno non è possibile, il latte artificiale può rappresentare un’alternativa valida. Tuttavia, è sempre preferibile il latte materno, poiché offre vantaggi unici per la salute e lo sviluppo del bambino, non solo durante l’infanzia, ma anche in età adulta.

Produzione del latte materno:
Durante la gravidanza, il corpo della madre inizia a prepararsi per la produzione di latte. Anche prima della nascita del bambino, è normale che la madre possa perdere alcune gocce di colostro, il primo latte.
Il processo di produzione del latte (lattazione) dipende da due ormoni: la prolattina, che viene prodotta dalla ghiandola pituitaria (o adenoipofisi) per la produzione del latte tra le poppate, e l’ossitocina, che viene prodotta dalla neuroipofisi e ha diversi ruoli, tra cui favorire il parto (il suo nome, di origine greca significa infatti “buona contrazione” e stimolare la fuoriuscita del latte durante l’allattamento. L’ossitocina contribuisce anche al legame tra madre e bambino.
Uno studio ha dimostrato che il contatto pelle a pelle tra madre e neonato subito dopo il parto, noto come “Skin to skin”, favorisce l’allattamento, poiché permette al neonato di trovare il seno da solo e attaccarsi subito. Inoltre, se il neonato comincia a succhiare entro la prima ora dopo il parto, l’allattamento tende ad essere migliore e il legame tra madre e figlio più forte nel tempo.
Per garantire un buon allattamento, è importante svuotare completamente le mammelle tra una poppata e l’altra. Questo perché un fattore chiamato FIL (fattore inibente la lattazione) impedisce la produzione di ulteriore latte se la mammella non è vuota. Durante la suzione, l’ossitocina stimola la fuoriuscita del latte, quindi è importante che il bambino succhi frequentemente per mantenere il flusso di latte. Questo ciclo di succhiare e produrre latte è un processo di “feedback positivo”, il che spiega perché è importante alimentare frequentemente il neonato.
Mai uguale a se stesso
Il latte materno è un alimento sempre in evoluzione, adattandosi rapidamente alle esigenze del neonato. Il suo gusto varia in base alla dieta della madre, facilitando l’introduzione di cibi solidi poiché il bambino è abituato a sapori diversi.
Durante la poppata, la composizione del latte materno cambia, diventando più ricco di grassi. Inizialmente il latte che per primo fuoriesce dalla mammella sarà più liquido rispetto alla fine dell’allattamento. Questo permette al bambino di decidere se attaccarsi a una sola mammella o a entrambe, a seconda della sua sete.
Il latte materno varia anche durante il giorno e secondo il ritmo biologico della madre. Durante i primi giorni dopo il parto, il primo latte, “il colostro”, è molto proteico perché ricco di anticorpi che servono alla protezione immunologica del neonato il cui sistema immunitario è ancora estremamente immaturo e fragile. Successivamente, il latte viene considerato “di transizione” che diventerà latte maturo intorno al primo mese di vita del bambino.
Se il neonato è malato, il contatto con il capezzolo informa la madre del pericolo, stimolando la produzione di un latte ricco di globuli bianchi per combattere l’infezione.
Questa capacità di adattamento del latte materno è una meraviglia unica nel suo genere.
Composizione del latte materno maturo
Il latte materno e il latte vaccino presentano due composizioni nutrizionali completamente diverse fra di loro. Il latte materno è da considerarsi specie-specifico, adatto quindi alla nostra specie umana e non rimpiazzabile con latte proveniente da una specie diversa.
Il latte vaccino ad esempio è ricco di proteine, in particolare caseina, che lo rendono di difficile digeribilità per i bambini. .
Le proteine del latte vaccino servono al vitello per crescere di peso, infatti all’interno delle proteine esistono degli aminoacidi (i componenti delle proteine) che sono insulinogenici (cioè stimolano l’insulina) e fanno crescere di peso. Il latte vaccino viene sconsigliato nei primi anni di vita.
| Valori nutrizionali | Latte Materno (100g) | Latte Vaccino (100g) |
|---|---|---|
| Calorie | 70 | 64 |
| Proteine | 0.9g | 3.5g |
| Lattosio | 7g | 4g |
| Grassi | 3g | 3,6g |
Come riportato nella tabella sovrastante, il latte materno e il latte vaccino presentano caratteristiche diverse fra loro e per questo motivo è importante evitare di considerare il secondo come un’ottima alternativa al primo.
Un altro elemento importante da tenere in considerazione è la natura dei grassi presenti nel latte materno che differiscono molto da quelli presenti nel latte vaccino. I primi sono infatti ricchi di grassi insaturi omega 3, omega 6 e omega 9.
Probiotici e prebiotici del latte materno
Il latte materno contiene probiotici, specialmente bifidobatteri, che provengono dall’intestino della madre e vengono trasportati nel latte attraverso il circolo “entero-mammario” dalle cellule dendritiche, parte del sistema immunitario innato.
La presenza di batteri come i bifidobatteri nel latte materno sottolinea l’importanza di sviluppare un microbiota intestinale sano per il neonato. Questi bifidobatteri materni presenti nel latte sono utili per la fermentazione dei prebiotici, anche presenti nel latte materno sotto forma di oligosaccaridi, noti come HMO (human milk oligosaccharides). Durante la fermentazione, vengono prodotti diversi metaboliti benefici per il corpo, come gli acidi grassi a catena corta (SCFAs) come acetato, propionato e butirrato.
Questi metaboliti nutrono l’intestino del bambino, influenzano il suo sviluppo epigenetico e sono coinvolti nello sviluppo di vari organi, inclusi il cervello.


Quanto deve durare l’allattamento al seno?
Tutte le più importanti associazioni scientifiche ci dicono almeno 6 mesi ma non esiste un tempo preciso che dipende da ogni diade madre-bambino.
Lavori pubblicati su Pediatrics dimostrano che il latte materno assunto fino ai due anni di vita rimane un buon nutrimento, naturalmente associato al cibo solido.
Continuare ad allattare al seno mentre si conduce lo svezzamento è poi utile poichè si mantiene la tolleranza alimentare intestinale e si rischia meno di scatenare l’allergia alimentare.

