L’Emotion Coaching

L’Emotion coaching: cos’è e come metterlo in pratica

L’Emotion Coaching è un approccio educativo e relazionale che mira ad aiutare i bambini a comprendere, esprimere e gestire le proprie emozioni in modo sano. Ideato dallo psicologo John Gottman, questo metodo si basa sull’idea che le emozioni, anche quelle più difficili, non vadano evitate o sminuite, ma riconosciute e affrontate come un’opportunità di crescita.

L’Emotion Coaching è particolarmente efficace perché aiuta i bambini a sviluppare intelligenza emotiva e resilienza, ponendo le basi per una vita relazionale e personale equilibrata.

Ecco gli step principali per mettere in pratica l’Emotion Coaching in modo efficace:

  1. Essere consapevoli delle emozioni proprie e del bambino

Il primo passo consiste nel coltivare una consapevolezza emotiva sia in voi stessi che nel vostro bambino. È importante che il genitore:

  • Riconosca le proprie emozioni e impari a gestirle, perché i bambini apprendono osservando.
  • Prestare attenzione ai segnali emotivi del bambino, che possono manifestarsi non solo verbalmente, ma anche attraverso il linguaggio del corpo, il tono di voce o i comportamenti.

Ad esempio, se il bambino sembra agitato, prima di reagire è utile chiedersi: Cosa potrebbe provare in questo momento?

  1. Vedere le emozioni come un’opportunità per insegnare e connettersi

Le emozioni, soprattutto quelle intense (come rabbia, tristezza o frustrazione), offrono una possibilità unica per creare un legame emotivo con il bambino. Questo significa che, invece di evitare o reprimere l’emozione, è possibile utilizzarla per insegnare strategie di gestione emotiva.

Esempio: Se un bambino si arrabbia perché non può avere un giocattolo, invece di ignorare o punire il comportamento, il genitore può cogliere l’occasione per insegnare al bambino a capire e affrontare il suo sentimento.

  1. Validare le emozioni del bambino

La validazione emotiva è essenziale. Questo significa riconoscere e accettare l’emozione del bambino senza giudizio o minimizzazione. Anche se il motivo dell’emozione può sembrare insignificante agli occhi dell’adulto, per il bambino è reale e importante.

  • Cosa fare: Mostrare empatia con frasi come: “Capisco che sei deluso perché volevi continuare a giocare.”
  • Cosa evitare: Dire frasi come: “Non è un problema così grande” o “Smettila di piangere.”

Validare l’emozione non significa necessariamente approvare il comportamento (ad esempio, se il bambino urla o si comporta male), ma solo far capire che è normale provare ciò che sente.

  1. Dare un nome alle emozioni

Un passaggio cruciale dell’Emotion Coaching è aiutare il bambino a identificare e dare un nome alle proprie emozioni. Questo processo, noto come alfabetizzazione emotiva, aiuta il bambino a diventare consapevole di ciò che prova e a sviluppare un vocabolario emotivo.

Come fare:

  • Usare frasi del tipo: “Sembra che tu sia triste” o “Sei arrabbiato perché hai perso il tuo gioco, vero?”
  • Aiutare il bambino a capire che tutte le emozioni sono naturali e che non esistono emozioni “cattive”.

Dare un nome alle emozioni aiuta i bambini a sentirsi compresi e fornisce loro gli strumenti per esprimersi in modo appropriato.

  1. Impostare limiti e insegnare strategie di regolazione emotiva

Anche se le emozioni sono valide, i comportamenti scorretti (come colpire o urlare) devono essere gestiti. Dopo aver riconosciuto e validato l’emozione, è importante:

  • Impostare limiti chiari: “Va bene essere arrabbiati, ma non va bene colpire qualcuno.”
  • Insegnare alternative: Aiutare il bambino a trovare modi costruttivi per esprimere e affrontare le emozioni, come respirare profondamente, disegnare, parlare o prendersi una pausa.

Questo step combina empatia e disciplina, mostrando che il bambino è amato e compreso, ma deve comunque rispettare le regole.

  1. Risolvere il problema insieme

L’ultimo passo è aiutare il bambino a trovare una soluzione al problema che ha scatenato l’emozione. Questo insegna che, anche in situazioni difficili, è possibile affrontare i problemi in modo costruttivo.

Come fare:

  • Coinvolgere il bambino nella ricerca di una soluzione: “Cosa potremmo fare per migliorare la situazione?”
  • Guidarlo nel pensare a strategie pratiche: ad esempio, se è arrabbiato perché il fratello ha preso un giocattolo, suggerire: “Potresti chiedergli di scambiarlo o aspettare il tuo turno.”

Questo non solo aiuta a risolvere il problema immediato, ma insegna anche abilità di problem-solving utili per il futuro.

Alcuni Consigli Pratici

  • Essere pazienti: Il processo richiede tempo e pratica, soprattutto perché i bambini piccoli non hanno ancora pienamente sviluppato la capacità di autoregolarsi.
  • Rimanere calmi: È importante mantenere la calma, anche quando il bambino è in preda a una forte emozione. Il genitore deve essere un “contenitore sicuro” per il bambino.
  • Fare pratica ogni giorno: Anche le piccole situazioni quotidiane offrono opportunità per esercitare l’Emotion Coaching.

Benefici dell’Emotion Coaching

Seguendo questi step, i bambini imparano a riconoscere le proprie emozioni, a gestirle e a risolvere i problemi in modo positivo. Questo approccio aiuta a sviluppare intelligenza emotiva, resilienza, empatia e capacità relazionali, che sono fondamentali per il loro successo e benessere futuro.

 

Case Study: Applicare l’Emotion Coaching nella Vita Quotidiana

Situazione:
Matteo, 4 anni, sta giocando con i suoi blocchi da costruzione. Ha lavorato per costruire una torre molto alta, ma improvvisamente la torre crolla. Matteo, visibilmente frustrato e arrabbiato, lancia i blocchi per terra, inizia a piangere e urla: “È tutto stupido! Non voglio più giocare!”.

Step 1: Essere consapevoli delle emozioni

La mamma di Matteo, Elena, nota immediatamente il suo comportamento. Si rende conto che il suo scoppio d’ira è un segnale di una forte emozione (frustrazione) e decide di reagire in modo calmo, anziché arrabbiarsi per il lancio dei blocchi.

Cosa fa Elena:

  • Si avvicina lentamente a Matteo, abbassandosi alla sua altezza per mostrarsi empatica e presente.
  • Prima di parlare, prende un respiro profondo per mantenere la calma.

Step 2: Vedere l’emozione come un’opportunità per insegnare e connettersi

Elena capisce che questo momento non è solo una crisi da gestire, ma un’opportunità per insegnare a Matteo come affrontare la frustrazione e la delusione.

Cosa fa Elena:

  • Si avvicina a Matteo e dice con calma: “Matteo, vedo che sei davvero arrabbiato. La tua torre è crollata e hai lavorato così tanto per costruirla. Deve essere stato davvero frustrante.”

Con questa frase, Elena dimostra a Matteo che ha notato il suo stato emotivo e che comprende il motivo della sua rabbia.

Step 3: Validare le emozioni del bambino

Matteo guarda la mamma e annuisce tra i singhiozzi. La mamma continua a validare le sue emozioni senza minimizzarle o giudicarle.

Cosa dice Elena:

  • “È normale sentirsi arrabbiati quando succede qualcosa che non volevi. È davvero difficile quando le cose non vanno come ti aspettavi.”

Questa validazione aiuta Matteo a sentirsi compreso e accettato, invece che giudicato per il suo comportamento.

Step 4: Dare un nome alle emozioni

Elena decide di aiutare Matteo a riconoscere e dare un nome alla sua emozione.

Cosa dice Elena:

  • “Quello che senti si chiama frustrazione. La frustrazione arriva quando vogliamo fare qualcosa, ma non funziona come avevamo pensato. A volte capita a tutti, anche a me.”

Questo aiuta Matteo a capire cosa sta provando, fornendogli un vocabolario emotivo che lo aiuterà in situazioni future.

Step 5: Impostare limiti e insegnare strategie di regolazione emotiva

Elena ora imposta un limite chiaro sul comportamento inappropriato di lanciare i blocchi, ma senza giudicare Matteo come persona. Poi gli insegna una strategia per affrontare la frustrazione.

Cosa dice Elena:

  • “Matteo, capisco che sei molto arrabbiato, ma non possiamo lanciare i blocchi. Possiamo trovare un modo per calmarti e poi provare di nuovo. Vuoi provare con me a fare un respiro profondo?”

Elena guida Matteo nel fare un paio di respiri profondi insieme. Questo aiuta Matteo a calmarsi gradualmente.

Step 6: Risolvere il problema insieme

Quando Matteo è più tranquillo, Elena lo aiuta a pensare a una soluzione per affrontare la situazione.

Cosa dice Elena:

  • “La torre è crollata, ma possiamo provare a costruirla di nuovo. Come pensi che potremmo farla più forte questa volta?”

Insieme, discutono di come utilizzare una base più ampia per rendere la torre più stabile. Elena incoraggia Matteo a riprovare, mostrando che anche dopo un errore o un problema, ci sono modi per migliorare.

Risultato Finale:

Matteo, incoraggiato e sostenuto, accetta di provare a costruire di nuovo la torre con l’aiuto della mamma. Durante il processo, inizia a sentirsi più calmo e soddisfatto. Alla fine, quando la nuova torre è completa, Matteo sorride e dice: “È più forte questa volta!”.

Elena conclude lodandolo:

  • “Hai fatto un ottimo lavoro, Matteo. Anche quando era difficile, non ti sei arreso. Sono molto orgogliosa di te.”

Riflessioni

Attraverso l’Emotion Coaching, Elena ha aiutato Matteo a:

  1. Riconoscere e gestire la frustrazione, anziché lasciarsi sopraffare.
  2. Imparare strategie di autoregolazione, come respirare profondamente e chiedere aiuto.
  3. Rafforzare la resilienza e il problem-solving, insegnandogli che gli errori e le difficoltà possono essere superati.
  4. Sentirsi accettato e supportato emotivamente, rafforzando il legame genitore-figlio.

Questo esempio dimostra come applicare i principi dell’Emotion Coaching in una situazione quotidiana, trasformando una crisi in un’opportunità di crescita.

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